07/02/2018
Come si fa ad attraversare così numerose stagioni del Jazz, e conservare
quello sguardo disincantato ed aperto, che lo rende una delle voci irrinunciabili,
una testimonianza attiva del messaggio di apertura e libertà che questo linguaggio
ha sempre portato con sé?
Può essere incoscienza e coraggio, o passione da vendere, o semplicemente
conservare in sé l'anima di un giovane – aperto e senza preconcetti –
e giostrarla con la consapevolezza maturata negli incontri di una lunga carriera,
che non si cristallizza mai, ma rifiorisce di stagione in stagione.
È così che vediamo il percorso di Enrico Rava, figura imprescindibile
del Jazz italiano, con ogni probabilità il primo nome citato all'estero
quando si forma il binomio Italia e Jazz.
Una vita da giramondo, al di là dei concerti che hanno segnato realmente
il mondo intero, le iniziali scelte di vita e di residenza intorno a due poli di
fascinazione e attrazione, Buenos Aires e New York.
E gli incontri: con Gato Barbieri innanzitutto, con Don Cherry e Steve Lacy,
… .
New York sarà quella della stagione del free, e di collaborazioni chiave
quali quelle con Cecil Taylor, Charlie Haden, Roswell Rudd,
… e – dopo un breve ritorno in Italia – gli anni ‘70 dell'inizio
del percorso da band leader, di fortunate e numerosissime collaborazioni
e dell'esplosione di una sensazionale carriera.
È il Gualtiero Marchesi del Jazz (o il cuoco milanese l'Enrico Rava dei
fornelli, decidete voi) - scriviamo rischiosamente, date le differenze tra
i due personaggi - per la sua attitudine a far conoscere - e sapersi confrontare
- con alcuni dei migliori giovani musicisti delle successive generazioni italiane
(tra tutti – attingiamo ad una sua citata selezione – i talenti cristallini di
Gianluca Petrella, Stefano Bollani e Massimo Urbani).
Ma lo si scopre sempre appassionato del suo prossimo progetto, ora proteso
anche verso la scelta dinamica dell'elettronica, come necessario ed aggiornato
strumento di espansione delle sue possibilità di comunicazione.
Che trovano da qualche tempo ulteriori altre strade, ed alla musica si affianca
ora la scrittura. Un altro modo di raccontare e riraccontare una lunga storia, piena
di musica e “musicisti straordinari” che a lui si sono affiancati.
Grande lettore, si potrebbe dire onnivoro, ma semplicemente grande: la frequentazione
di scrittori di ogni latitudine, come di musicisti certo, ci induce a credere che
avremo modo di leggere molte altre “versioni di Rava”, su carta da musica
e su carta bianca.
Rava ha preservato quello sguardo pulito, quello scanzonato e fresco modo di guardare
alla cose, che gli permette di guardare avanti con sicurezza, con gli amici di sempre,
ed i nuovi che si uniscono al cammino.
A cura di Marco Aruga.
Giornalista radiofonico e web, si occupa di musica, arte, architettura, design,
media e cura le trasmissioni “Artscapes” e “Soundscapes”
– Paesaggi Sonori per Radio Flash Torino e Radio Popolare Milano.
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