Contemporaryart partecipa al dolore per la scomparsa avvenuta ieri, 18 luglio, all’età di 93 anni, del grande maestro Ezio Gribaudo.
Come riporta il comunicato dell‘Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, della quale Ezio Gribaudo era presidente onorario e padre dell’attuale presidente, Paola Gribaudo: “La sua arte ha portato in alto il nome di Torino nel mondo, è stato un artista in grado di rivendicare sempre la sua autonomia di giudizio e di pensiero, il rigore di un percorso artistico sincero e consapevole, pronto al dialogo ed al confronto”.
La camera ardente, per un ultimo saluto al maestro, sarà allestita nel Salone d’Onore dell’Accademia Albertina, mercoledì 20 luglio dalle 10 alle 13.
I funerali si svolgeranno giovedì 21 luglio alle 10.30 presso la Chiesa della Gran Madre a Torino.
Ezio Gribaudo (Torino, 1929-2022) è un artista e editore d’arte formatosi nel rigore di intensi studi di arte grafica, all’Accademia di Brera e successivamente presso la Facoltà di architettura del Politecnico di Torino. Aprendo il suo percorso artistico e professionale al lavoro di editore d’arte per le maggiori personalità dell’arte moderna e contemporanea, ha avuto modo di collaborare con Chagall, de Chirico, Fontana, Peggy Guggenheim, Miró, Moore. Così, Gribaudo ha messo insieme un gotha di artisti rinomati, e ha potuto sviluppare idee editoriali di grande impatto che hanno influenzato il suo stesso lavoro artistico, forgiatosi in parte in tipografia.
Ha realizzato volumi per le Edizioni d’Arte Fratelli Pozzo, Fabbri Editori, Garzanti, Einaudi, UTET e molti altri. Il suo catalogo di libri, i trentaquattro artisti pubblicati sotto la sua direzione nelle Grandi Monografie Fabbri Editori (1966-1990), include varie voci di maestri dell’arte moderna tra cui Bacon, Botero, Burri, Duchamp, Guttuso, Manzù e Savinio.
L’attività di Gribaudo, che ora è unicamente concentrata sulla sua produzione artistica, nel corso degli anni ha anche incluso quella di promotore di notevoli eventi culturali, soprattutto nel settore espositivo. A Torino, ha organizzato una mostra della Peggy Guggenheim Collection nel 1976 alla Galleria Civica d’Arte Moderna e la mostra-spettacolo Coucou Bazar nel 1978 per Jean Dubuffet alla Promotrice delle Belle Arti, organizzata per la FIAT. Inoltre, Gribaudo è un collezionista di classici di arte moderna e le opere da lui acquisite includono opere di Calder, Carrà, Chemiakin, de Chirico, Dubuffet, Ernst, Fontana, Matta, Moore e Tàpies.
Con il suo lavoro artistico realizzato attraverso vari media e tecniche miste, nonché i tradizionali strumenti pittorici, è passato dalla grafica alla scultura e alla pittura, con gli utensili della moderna industria tipografica, poi sostituiti con torchi manuali echeggianti la dimensione più artigianale della sua opera. Gribaudo ha elaborato queste tappe figurative come elementi che nel loro insieme costituiscono una vera e propria resa figurativa del mondo e allo stesso tempo di una visione intesa come mimesi del reale, dove ogni aspetto investigato dall’artista viene filtrato dall’opera stessa attraverso una precisa scelta estetica e un attento processo conoscitivo che comprende testi letterari e giornalistici trattati come opere d’arte.
Come in un dizionario di immagini, e con l’elaborazione di un lessico funzionale alla sua arte, nella sua carriera Gribaudo ha sviluppato la sua opera attraverso diversi temi fondamentali. A partire dai flani e dai logogrifi (la cui serie si è sviluppata in metallogrifi e saccogrifi), ha aggiunto alla sua produzione i Teatri della memoria, i simboli del Concilio, i cieli, i dinosauri e le piramidi.
I Teatri della memoria propongono uno studio delle arti mnemoniche, nelle quali l’artista ordina il linguaggio secondo vari codici immaginali per ricomporre i segni verbali del reale e ricreare nuovi significati concettuali che evocano il passato da recuperare. Il suo lessico artistico ha incorporato e creato una terminologia precisa e attenta a tutti gli sviluppi che hanno accompagnato la sua produzione, realizzando così delle modalità espressive riconducibili unicamente al suo percorso.
Dopo un inizio caratterizzato da uno stile figurativo e non astratto, Gribaudo ha ampliato i suoi interessi pittorici includendo molteplici materiali e tecniche, dando così vita a flani e logogrifi. I monocromatismi bianchi elaborati in tipografia sono stati realizzati con le matrici e le tecniche della riproduzione seriale con i flani , scarti della produzione di giornali e testi editoriali,
andando così al di là delle tecniche pittoriche tradizionali. Negli anni sessanta, ha sviluppato i logogrifi , ovvero impronte tipografiche su carta buvard, prive di inchiostro e impresse a secco (embossing ), dimostrando come nel suo lavoro sia fondamentale il rapporto tra testo e immagine.
Gribaudo ha vinto il premio per la grafica alla XXXIII Biennale di Venezia (1966) precisamente con i logogrifi, il cui concetto è basato sul gioco linguistico di un logos che passa attraverso rebus verbali e immaginali, dove grifo significa “rete da pesca”. I logogrifi hanno poi dato origine a loro volta a molteplici sviluppi materici e verbali quali i metallogrifi e i saccogrifi.
All’interno di questa metamorfosi delle tecniche, continua a tornare un uso della scrittura resa come arte. Le notizie giornalistiche dei flani, ad esempio, vengono trasformate da cronaca dell’esperienza collettiva dell’umanità a testo letterario, o viceversa. Il loro linguaggio si fa immagine, ma allo stesso tempo la stessa immagine viene trattata come linguaggio. Testi antiquari vengono collocati all’interno di cornici pittoriche come intarsi realizzati con la tecnica del collage, con ampio riutilizzo di immagini pre-esistenti e ricontestualizzate.
Per quanto riguarda i monocromatismi bianchi, che sono tra gli elementi iconici della sua opera, va tenuto presente che Gribaudo è un attento conoscitore di Malevič, Klein e Rauschenberg, oltre che del surrealismo e della pittura metafisica di de Chirico che hanno influenzato la sua evoluzione figurativa. Il suo uso di ready-made e materiali non tradizionali trova dei rimandi in Burri e Fontana; infine, nel suo uso dell’industria tipografica, Gribaudo si ispira ad alcuni elementi del Futurismo, proiettandoli nella contemporaneità. In senso più ampio, nella sua arte si avvertono rimandi alle strutture di Piero della Francesca, nonché al cubismo, e non solo: la pop art di Andy Warhol, Rothko e l’espressionismo astratto, nonché il surrealismo di Dalí ed Ernst soprattutto se si pensa a La vestizione della sposa .
I vari riconoscimenti ricevuti da Ezio Gribaudo includono la IX Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma (1965), la IX Biennale di San Paolo in Brasile (1967), il Premio Pannunzio (2003), il Premio Tigullio (2009) e l’IIC (Istituto Italiano di Cultura) Lifetime Achievement Award (2016). Gribaudo è stato insignito della Medaglia d’oro dei Benemeriti della Cultura, consegnata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in Quirinale (2003), ed è stato Presidente dell’Accademia Albertina di Torino (2003-2005), di cui attualmente è presidente onorario e dalla quale ha ricevuto la medaglia di Accademico d’Onore (2008).
Le opere di Ezio Gribaudo si trovano in numerosi musei tra i quali il Museum of Modern Art (MoMA) di New York, il Museum of Imagination di Hudson (New York), la Peggy Guggenheim Collection e Ca’ Pesaro di Venezia, il Museu de Arte Moderna do Rio de Janeiro, il Museum of Modern Art di Eilat, il Robert McDougall Art Gallery di Christchurch, il Musée des Arts Decoratifs di Parigi, il Petit Palais Musée d’Art Moderne di Ginevra, la Narodni galerie v Praze di Praga, la Maison de la Culture et des Loisirs di Saint-Étienne, il Kunstverein di Göttingen, la Galleria d’Arte Moderna di Roma, l’Accademia Albertina di Belle Arti e il Museo Nazionale del Risorgimento, entrambi a Torino, la Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto, l’Accademia di Belle Arti di Catania.
Testo e foto tratte dal sito dell’Archivio Gribaudo www.eziogribaudo.com