Fred Frith Compositore e scompositore

Fred Frith

SOUNDSCAPES #2 ROAD TO TORINO JAZZ FESTIVAL 2020: Fred Frith – Compositore e scompositore, a cura di Marco Aruga.

“La videointervista è stata realizzata in occasione del TJF – Torino Jazz Festival 2019”: Il maestro del suono scomposto Fred Frith. Intervista a cura di Marco Aruga.

Il maestro del suono scomposto, anche urticante, quello del trovarobato applicato alla tastiera della chitarra, dell’epifania spuria, dell’esplorazione ondivaga, e della scoperta coraggiosa.

Chitarra in resta, da solo o in compagnia, Fred Frith si è lanciato spesso in territori musicali inesplorati, con una freschezza ed autonomia non comuni, che si è costantemente beffata di esigenze che non fossero quelle della libera pratica musicale.

Sin a partire dall’esperimento di Henry Cow, di cui è co-fondatore, una di quelle piccole utopie musicali — generate dalla carica libertaria ed empirica della fine degli anni ’60 — nelle quali, in un laboratorio aperto, si cercavano formule originali, in un ensemble che si riconfigurava di volta in volta, permeabile alla presenza di alcune delle figure più carismatiche di quello che si sarebbe poi chiamato il “suono di Canterbury”.

L’elemento base su cui si giocava allora era la proteiforme base del “progressive”, qui meno romantica, lisergica ed ”accogliente” che altrove, e consapevolmente mescolata ad elementi di impegno politico (poi sfociati nella piattaforma di “Rock in opposition”, in compagnia di altre formazioni europee, critica dell’establishment musicale).

Ruvidità, dissonanze e piacere dell’inconsueto sono stelle polari che non hanno mai abbandonato il chitarrista inglese, la cui audacia — e tocco beffardo — hanno incrociato le armi con un numero impressionate di musicisti, di qua e di là dell’Oceano Atlantico. Un enorme magazzino ideale dove si trovano affastellate letteralmente centinaia di produzioni musicali, di cui, essendo impossibile tracciare le traiettorie, cercheremo invece di delimitare i confini “personali”: da musicisti avventurosi come lui, come Derek Bailey o John Zorn, a leggende di una favola musicale tutta speciale, come Syd Barrett o Robert Wyatt, a catalizzatori e crocevia di multiformi esperienze sonore, come Bill Laswell o Brian Eno, con le loro galassie di collaboratori, ad altri musicisti di “orgogliosamente difficile” collocazione.

Molti suoi progetti si condensano in album che sono enciclopedie musicali surreali, vorticosi e ubriacanti scrigni che racchiudono segnali da tempi e spazi dei più diversi, il cui addensarsi così fitto ne tradisce una natura sardonica. Altri ancora focalizzano la loro attenzione sullo strumento chitarra, riletto in modi e forme radicali, ed accostato ad altri rigorosi sperimentatori.

Con solide basi tecniche, Frith preferisce costruire “sulle nuvole” la sua cifra di musica possibile, tra composizioni e scomposizioni reiterate, declinata in un incommensurabile plurale. Secondo il dettame attribuito a Charlie Parker: “Impara tutto sulla musica e sul tuo strumento, poi dimentica tutto sia sulla musica, che sullo strumento, e suona ciò che la tua anima detta”.

Link

TJF 2019 – Fred Frith “Solo electric guitar”

Fred Frith “Solo Electric Guitar” live@ Torino Jazz Festival 2019 [Full Set]

Fred Frith & Evelyn Glennie – A Little Prayer

Fred Frith Quartet @ Festival Météo, Mulhouse, 2015

Henry Cow – 1973