Nik Bärtsch – L’architettura del suono

SOUNDSCAPES # 26 – FILES – ROAD TO TORINO JAZZ FESTIVAL – a cura di Marco Aruga

Videointervista a Nik Bärtsch, a cura di Marco Aruga

Scoprire la musica di Nik Bärtsch equivale — ci si passi la metafora — ad entrare in un palazzo moderno, leggermente austero all’esterno, rigoroso sempre all’interno, ma di un forte nitore, arricchito da prospettive geometriche ricche, anche ardite, insospettabili dall’esterno.
Se come dice Goethe “L’architettura è musica congelata”, la musica del pianista e compositore svizzero richiama con forza questo legame tra diverse costruzioni del pensiero, l’una che trova concretizzazione nel mondo reale, l’altra che trova spazio nella fantasia, nella memoria e nei sentimenti.
Bärtsch è giunto a costruire la sua musica attuale come la soluzione di un percorso personale che ha incluso tecnica e sentimento, meditazione ed espressione. Si è manifestata prevalentemente in forme più o meno raccolte (trio, quintetto, ora in solo – coi nomi di “Ronin”, “Mobile”, …) rispettando sempre un’idea di fondo, che la rende personale e riconoscibile. Ma si è spinta sino a prevedere lavori per orchestra, in formazione classica.
Il pianista ha trovato due formule per sintetizzare la sua musica: “zen funk” e “ritual groove”, che richiamano entrambe una apparente dicotomia, ma sono entrambe indice di scansioni precise, di pratiche finalizzate, di un intento che va oltre la musica stessa.
Nella pratica, Bärtsch lavora tra organizzazione e flessibilità, composizione ed improvvisazione, nella felicemente irrisolta tensione tra questi due elementi, che caratterizza del resto lo svolgersi della scena della musica jazz contemporanea. In quest’area si è conquistato uno spazio a parte: nelle sue trame insistite risuonano i giochi percussivi di musiche rituali asiatiche, così come la lezione del minimalismo, nel corso delle sue composizioni si scopre una forte dinamica che passa attraverso i vari “strati” musicali, per animarli, e che si svela nell’interplay dei vari ensemble, assemblati con musicisti che condividono da tempo la filosofia di questi progetti, e che passano senza sforzo nell’esecuzione dei vari brani (o “moduli”) da un ruolo di primo piano ad un ruolo di sostegno della struttura compositiva.
Dall’aikido — arte marziale giapponese, il suo controllo del corpo, mediato dalla tecnica, e la disposizione d’animo per praticarlo, con pazienza e costanza — Nik Bärtsch ha tratto insegnamenti che gli sono stati utili anche per la sua musica, e che ne informano persino lo spirito: ieratico e dignitoso, forte e dinamico.
Nik Bärtsch è stato ospite del TJF – Torino Jazz Festival 2019, in uno spettacolare concerto in piano solo.
Link
Il sito di Nik Bärtsch
https://www.nikbaertsch.com/
Nik Bärtsch’s Ronin – Awase – 2018
https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=CoayGjBdBF0
Nik Bärtsch solo piano, MODUL 5, MODUL 12, Modul 17
https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=cTTO3dg3b7s
Nik Bärtsch’s Mobile – MODUL 29_14 – 2016
https://www.youtube.com/watch?v=RL-9lkmCZso
Nik Bärtsch’s Ronin – Jarasum Jazz Festival – 2015

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