Arto Tunçboyaciyan, “Amore, rispetto e verità. In musica”

Arto Tunçboyaciyan

SOUNDSCAPES #8, ROAD TO TORINO JAZZ FESTIVAL, Arto Tunçboyaciyan, “Amore, rispetto e verità. In musica”, videointervista a cura di Marco Aruga

La videointervista di Marco Aruga è stata realizzata durante l’edizione 2019 del Torino Jazz Festival

Una passione precoce, quella di Arto Tunçboyaciyan per la musica, una passione che non lo ha mai abbandonato, e che lo conduce in giro per il mondo a cercare sempre nuove occasioni di incontro e di avventura.

Tutto è un pretesto per suonare, per Arto: si misura con strumenti tradizionali della sua terra di origine, l’Armenia, quali il celebre duduk — un flauto di origini antiche dal suono dolce e splenico — e soprattutto con percussioni tradizionali, ortodosse o meno (anche bottiglie, finanche il proprio corpo …) accompagnando il suo canto, arcaico e personale al tempo stesso.

La radici folcloriche sono quelle che informano la sua ricerca, ma occorre dire che lo hanno portato molto lontano. Molti i progetti che lo vedono come fulcro e motore: l’Armenian Navy Band, per esempio (una faccenda molto curiosa, per via del nome, trattandosi pur sempre di un paese senza sbocco sul mare …), un progetto di grande successo, un ensemble mobile di musicisti armeni che potevano raccogliere con favore lo spirito dell’impresa, intesa a “portare nel futuro” elementi musicali tradizionali, per dare loro nuova vita e considerazione.

Ed anche i Night Ark, quartetto capitanato da Ara Dinkjian, altra avventura di Tunçboyaciyan, che espande la formula sincretica, unendo felicemente, in equilibrio, elementi diversi (jazz, rock, folk) ponendo in forte evidenza l’apporto degli strumenti tradizionali armeni e medio-orientali, forte di una vena melodica e ritmica di grande spessore. I toni “blu” dell’espressione jazz trovano corrispondenza nella poetica e nella pacata melanconia di certi registri folclorici, ed acquistano una risonanza del tutto peculiare e profonda.

Così possiamo enumerare Arto Tunçboyaciyan tra coloro che si trovano a più agio nelle “terre di mezzo” che sposano diverse ispirazioni, non tradiscono le culture musicali dalle quali provengono, e provvedono piuttosto a creare, con i loro progetti, nuove strade possibili per la musica. Un atteggiamento che lo ha portato a collaborare con altri musicisti con la stessa predisposizione (ricordiamo Paul Winter, Joe Zawinul, Al Di Meola, ma anche Serj Tankian di System of a Down) a cui ha fornito la sua freschezza, la sua inventività e la gioia di esprimersi in musica.

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