Funtastic, plastic, elastic: questo è Ron Arad

Per ARTSCAPES # 44 – FILES – a cura di Marco Aruga, Ron Arad “Funtastic, plastic, elastic”.

A Ron Arad viene attribuito un inesausto desiderio di sperimentazione, atteggiamento che gli fa mettere in discussione le consolidate visioni contemporanee del design, oltre che il proprio stesso lavoro.

Ma cerchiamo di storicizzare e quindi dare un preciso inizio a questa singolare esperienza umana e professionale, e ad una carriera multiforme di designer, architetto e docente che ha garantito ad Arad onori ed oneri di livello assoluto.

Può essere necessario allora descrivere di una Londra ribelle ed iconoclasta, nella quale Ron muove i primi passi, e che certamente contribuisce a conferirgli uno spirito altrettanto ribelle ed anticonformista.

Come si parte poi dallo staccare un sedile da un’auto, collocandolo su un telaio, chiamarlo “Rover Chair”, in un gesto un po’ dada/surrealista, per giungere alle aste di design e modernariato, alle gallerie ed ai Musei (magari progettandoli) come una delle star internazionali del campo? Quello che Duchamp avrebbe chiamato probabilmente “ready made”, ma funzionale anche se atipico, diviene icona e radice di molti lavori, che da questo si staccheranno, ma che ne conserveranno freschezza, ironia e sorpresa.

Da subito anche Homo Faber: è nel suo laboratorio che nasceranno le “Well Tempered Chair” così come numerosi esperimenti che sfoceranno in vari prodotti, ed idee che si riverbereranno nella sua opera. Esperienza questa che lo avvicina alla montante onda contemporanea della autoproduzione, che per ragioni contingenti e strutturali, che diventano però anche filosofiche, si trova a condurre la danza della progettazione dall’idea al prodotto finito.

Nel caso di Arad dire “essere riconosciuti” vuol dire aver imposto un suo punto di vista: quello che lo ha portato a caratterizzare sculture, edifici od accessori per la casa in modo tale da essere fortemente riconducibili a lui, e a portare incisi nel loro DNA contenuti della storia tutta del designer israeliano: elementi di rottura con il passato, un manifesto dinamicismo, un tratto forte, una ricerca intensa sulle possibilità intrinseche dei materiali usati.

Ed è anche sul gioco degli opposti che possiamo leggere molti dei suoi lavori, conciliati con naturalezza o con forza: materiali semplici e poco trattati, o viceversa ricercati ed allo “stato dell’arte”, progetti in grande o minima scala, dal quasi trovarobato al virtuosismo tecnico, o l’unione del lavoro di designer ed architetto, in nonchalance.

Gli edifici, come gli oggetti di Arad, si piegano e si curvano, si innervano e si snodano, apparentemente senza sforzo, anche quando le forze in gioco sono molto rilevanti, e si richiede grande impegno e potenza per poterli indurre a seguire la linea di progetto.

Sembra tradire la volontà costante di ridurre il tenace a malleabile. Forgiare, quasi più che costruire e progettare: il design è “l’atto di imporre il proprio volere ai materiali, in modo che svolgano una funzione”(*). Ma nella torsione imposta – qualche volta propriamente fisica – si intuisce il senso della sfida, la ricerca della sorpresa e del divertimento, di una magia. Spesso riuscita, sino al colpo virtuosistico.

È certamente uno dei fattori creativi del panorama contemporaneo del design: il suo approccio, il suo segno lo caratterizzano in modo decisivo.

(*) Cit. da “Ron Arad talks to Matthew Collings” – Ed. Phaidon

LINK

Il sito di Ron Arad

http://www.ronarad.co.uk/

Ron Arad: When we got here it was full of sewing machines

https://www.youtube.com/watch?v=JuXInFnJxgc&feature=emb_logo

Ron Arad: No Discipline” Retrospective – MOMA – New York 2009

https://www.youtube.com/watch?v=XhgQbuxqSyg

https://www.youtube.com/watch?v=kQwCtmom9Fs

Brian Eno – Ron Arad Interview – Encounter documentary – ARTE France – 1993

https://www.youtube.com/watch?v=YkHAH10xdrE

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