La “Libera Repubblica di Han Bennink”. Le video-interviste di Soundscapes

SOUNDSCAPES #22, ROAD TO TORINO JAZZ FESTIVAL, Han Bennink, video-intervista a cura di Marco Aruga

Videointervista a Han Bennink, a cura di Marco Aruga

L’aspetto che traspare con maggiore forza dai concerti che vedono la presenza di Han Bennink è la gioia: gioia di essere lì e condividere con gli altri il miracolo della musica, musicisti e pubblico, e la gioia del musicista di venire corrisposti in questa manifestazione di libero pensiero, di scambio e di consonanza.

Se in altri contesti può sembrare esagerato, nella “Libera Repubblica di Han Bennink” sembra invece naturale, spontaneo. Nulla è fuori posto: né i pantaloni troppo larghi, né i larghi sorrisi, né la camicia fuori dai pantaloni, o la scarpa sul rullante, o la percussione di una sedia (il suo primo “strumento a percussione”, che “è ancora molto contento di suonare”).

Tutto concorre invece a “mettere in riga”, a tenere insieme un caleidoscopio di musiche, libere sì, ma con l’assimilazione e la messa a frutto, e in memoria, del patrimonio del passato.

Quando Han si trova ad enunciare i musicisti con cui ha collaborato — un numero a dir poco eccezionale — ecco che si aprono alcune delle pagine più avventurose della storia del Jazz (qualche nome: Don Cherry, Cecil Taylor, Peter Brötzmann, Derek Bailey, e certamente Misha Mengelberg e Willem Breuker, con cui formerà il collettivo di ICP — Instant Composers Pool — un’esplosione di creatività, che cercherà con freschezza e libertà non comuni di proporre un nuovo linguaggio, e nuovi spazi di espressione), così come ci si avvicina alle colonne portanti del suo sviluppo (Sonny Rollins, Dexter Gordon, Paul Bley, Eric Dolphy, Wes Montgomery, …).

Ebbene tutte queste persone hanno voluto Han Bennink con loro: garanzia di energia, propulsione vitale, e tanto tanto swing. E se “It Don’t Mean A Thing (If It Ain’t Got That Swing [Doo-waa, doo-waa, …]) come ci ha spiegato lo stesso batterista olandese, lui si è lanciato di corsa anche nelle matasse musicali più intricate, come un gatto sul gomitolo, per cercarne un bandolo, riuscendone sempre vincente.

Questo è solo un lato della debordante umanità di Bennink. C’è tutto un altro mondo che merita di essere visitato, che è l’altra faccia della medaglia dell’artista: l’universo leggero, un po’ paradossale, dei lavori visuali del batterista olandese. Disegni, collage, oggetti scultura, dove si rincorrono piume, bersagli, uccellini, navi, eliche, aeroplani, conigli, fari, francobolli, ritagli di giornale, biglietti, parole sparse. Un microcosmo altrettanto vivo di quello evocato dai ritmi sostenuti dal nostro.

La videointervista è stata realizzata durante l’edizione 2019 del Torino Jazz Festival.

 

Link

Il sito di Han Bennink

TJF 2019 – ICP Trio feat. Han Bennink & CLGEnsemble

Uri Caine and Han Bennink (2018)

Han Bennink in Bollate 2012 – Bollate Jazz Meeting

Misha Mengelberg + Han Bennink Philadelphia USA – 2011

ICP Orchestra – Criss Cross – 2009

Han Bennink / Documentary 1968