Video-intervista a Carla Bley e Steve Swallow, “Passo a due, nella storia del Jazz”

SOUNDSCAPES #20, ROAD TO TORINO JAZZ FESTIVAL, Carla Bley e Steve Swallow, “Passo a due, nella storia del Jazz”, videointervista  a cura di Marco Aruga.

 

 

Videointervista a Carla Bley e Steve Swallow, a cura di Marco Aruga

Carla guarda di sotto la frangetta, occhi furbi, con lampi negli occhi e nel discorso, che lasciano intravedere una forza ed una energia non comuni, Steve sfoggia un sorriso disteso, che sostituisce ai discreti interventi che sorreggono il discorso, come gli accade di fare imbracciando un basso elettrico.

Carla ha sempre pensato in grande, per vastità di interessi e per modo di manifestare la sua musica e la sua arte. Molte delle sue più memorabili produzioni la vedono capitanare orchestre, Big Bands con il suo nome in testa (dalla Jazz Composer’s Orchestra alla Carla Bley’s Big Band, nelle sue varie edizioni, contribuendo come autrice anche alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden), per progetti che univano diverse ispirazioni e musicisti di varia estrazione, che nelle formazioni di Carla Bley trovavano terreno fertile e libero di espressione, o che incrociavano talora direttamente i territori della poesia o della testimonianza politica.

Agli inizi della sua carriera, nel momento in cui il jazz si libera di orpelli e strutture e si lancia alla conquista dei territori più ampi di libertà, Carla è a New York a cogliere quel vento di novità, di cui si appropria, per poi declinarlo negli anni a seguire nella sua lingua, sempre cangiante.

Manterrà nel tempo l’atteggiamento aperto che descrivevamo, che caratterizzerà il complesso della sua carriera, come le diverse aggregazioni musicali in cui si è manifestato, e le varie collaborazioni – risultato di una costante curiosità intellettuale – solo rendendo via via nel tempo più essenziale e rigorosa la forma del suo messaggio.

Questa ampiezza di sguardo non ha però appesantito il suo linguaggio, che si è mantenuto duttile e leggero, soprattutto originale, pronto a rispondere alle sollecitazioni di una vena compositiva molto ricca, e a dare una traccia accogliente al lavoro di una serie impressionante di altri musicisti, non trascurando, anche per tramite dell’etichetta WATT curata dalla Bley stessa e dalla figlia Karen Mantler, di proteggere e coltivare un’autonomia artistica che ha dato grandi risultati, e di cui ebbe sempre cura.

La cifra stilistica personale della Bley prevede diverse sollecitazioni all’ascoltatore, a confronto – per esempio – con le esplorazioni delle mille possibilità combinatorie di consistenti ensemble, o stimolato spesso da moti diversi all’interno della stessa composizione, e comunque sondando sentimenti diversi, sempre in chiave personale. Una qualità che ha coinvolto molti musicisti, che sono voluti essere interpreti delle sue composizioni, in ogni parte del mondo Jazz, che non ha riguardo di paesi e confini.

In coppia con Steve Swallow, anche nella vita, sin dagli anni 90 (dopo essere stato un incontro artistico per più tratti), si producono in sempre nuovi riassemblaggi di quello spirito vitale e produttivo, sottilmente brillante, eclettico e maturo, che – in questo caso – alla fine è la testimonianza principale – per il pubblico – di un forte sodalizio umano.

Il Torino Jazz Festival 2018 ha accolto il loro “Turin Project” con la Torino Jazz Orchestra, diretta da Fulvio Albano, che ha ripreso il filo di un concerto interrotto dal maltempo durante la prima edizione del TJF, nel 2012, ideata da Maurizio Braccialarghe, a cui il concerto era dedicato. Abbiamo incontrato i due musicisti statunitensi durante le prove di quello spettacolo.

 

Link

Il sito ufficiale di Carla Bley / Watt Records

Carla Bley & The Torino Jazz Orchestra feat. Steve Swallow – Torino Jazz Festival 2018The Turin Jazz Project Reloaded

Carla Bley and Steve Swallow – Lawns

Carla Bley / Steve Swallow – Duets – Very Simple Song

Carla Bley, Steve Swallow and Partyka Brass Quintet – “O Holy Night” – 2010