Per ARTSCAPES # 42 – FILES – a cura di Marco Aruga, Wolf D. Prix “L’architettura ‘brucia ancora’”
Incidere il proprio segno sulla pelle del mondo, sapendolo profondo, necessita di una buona dose di un misto tra incoscienza e sapienza.
I nostri architetti, che vivono in un mondo ipercostruito, dalle dense relazioni sociali che su di esso sono nate, sono le persone che più spesso ragionano su questi aspetti, sono parte delle loro considerazioni quotidiane.
Sia che lavorino in piccola o grande scala, a loro è sostanzialmente delegato il compito di ridisegnare il nostro mondo e, quindi il modo in cui noi interagiamo, costruendo nuove relazioni, in qualità e quantità diverse da quelle sperimentate sinora.
Tra essi vi sono coloro che, per meriti conquistati sul campo, per spirito visionario, guardano le cose con maggiore coraggio, e ci suggeriscono quello che sino a poco prima sembrava impensabile, sino a farlo trovare davanti ai nostri occhi.
“Ci siamo incontrati, ed abbiamo parlato con i miei collaboratori di un edificio che avrà l’aspetto di … una libellula!”: Un lampo, lo sguardo sorridente di Wolf Prix cattura la nostra attenzione, ci racconta del suo entusiasmo.
Fondando – con Helmut Swiczinsky – Coop Himmelb(l)au alla fine degli anni ’60, Prix non poteva che far scivolare nei decenni a seguire la sua personale interpretazione delle tensioni di quel periodo dirompente. Fissata da subito una programmatica carica innovativa come carattere precipuo della sua ricerca architettonica, non vi rinuncerà mai, codificando nel frattempo un alfabeto espressivo che lo ha collocato tra gli esponenti più rilevanti del Decostruttivismo europeo. Gli anni ’80 vedranno i primi riconoscimenti di livello internazionale e, da quel momento, l’affermarsi dello studio su scala mondiale.
Una carica utopica mai sopita, che di giorno in giorno trova nelle crescenti opportunità date dalle tecnologie – costruttive e di analisi, oltre che di quelle dei materiali – spinte ulteriori.
Rinnegare persistentemente l’ortogonalità, la linea spezzata, l’obliquità, la programmatica disarticolazione delle forme sono i segni esteriori di una carica espressiva ininterrotta, e di una affermata coesistenza – a somiglianza del mondo di fuori – della regola e della sua negazione, di ordine e caos.
Il lavoro su scala planetaria poi impone ritmi serrati, il dialogo con culture diverse, non certo solo costruttive, ed anche il serrato confronto con le esigenze di quello che Prix chiama “turbo capitalismo”, che fa nascere nuove cornici di lavoro, dense di contraddizioni e problemi, ma genera anche nuove opportunità, suggerendogli ipotesi, piuttosto che di “decrescite felici”, di nuovi equilibri da conquistare.
Le realizzazioni di Coop Himmelb(l)au, siano esse dedicate agli interni o agli esterni, hanno di volta in volta posto l’accento sull’esigenza di proporre soluzioni progettuali aperte e flessibili, proposto edifici dal forte tratto distintivo e dal consistente carattere, intelligenti ed efficienti e nuove strutture formali, inedite, ma in ricercata armonia tra forma e funzione.
Come nella dichiarazione manifesto del 1980, l’architettura deve essere pronta a “distruggere” (“decostruire”) per ricostruire, non certo e non solo in senso fisico.
Come altre arti e saperi, deve mettere in discussione radicalmente il passato e porre le basi per il futuro, rappresentando un oggi quanto mai frammentato, dalle molte conoscenze e dalle molte contraddizioni, irrequieto ma vitale.
Quando la scienza contemporanea indaga un apparente caos, sempre più minuto, e trova in esso possibili ordini, approfondendo di volta in volta la sua indagine, questa architettura sembra quasi celebrare questo impegno, sancirne e cristallizzare i suoi sforzi, fissare equilibri misteriosi sotto la pelle di una tensione superficiale “estatica”.
Estetizzante, formalista ed esercizio di stile e di virtuosismo per alcuni, sapiente rielaborazione di un salutare processo di rottura e ricostruzione per altri, l’architettura di Coop Himmelb(l)au e del Decostruttivismo si inserisce in un dialogo contemporaneo a tratti convulso e stimolante, che si interroga quotidianamente sulla sua funzione e sui suoi compiti, tra un passato ingombrante e un futuro incombente.
La “libellula” di cui scrivevamo – probabilmente – si poserà su una collina, ed ospiterà al suo interno servizi, vite ed inedite prospettive, nuovi tagli di luce e genererà nuovi spazi e nuove ombre.
Pronti per (ri)partire. L’architettura “brucia ancora”.
LINK
Il Sito Ufficiale di Coop Himmelb(l)au
http://www.coop-himmelblau.at/
AD Interviews: Wolf D. Prix / COOP HIMMELB(L)AU (2013)
https://www.youtube.com/watch?v=RgE7plJzOtE
Wolf D. Prix: The HIMMELB(L)AU Project – Life, projects, philosophy
https://www.youtube.com/watch?v=ocDZgkROqY8
International Archi-Tour with Coop Himmelb(l)au
https://www.youtube.com/watch?v=LeGAhByfubg
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