L'”Interior” di Salvatore Cocca

Fino al 30 giugno, al ristorante Cornoler di via Bellini 8/c sono esposti di dipinti di Salvatore Cocca nell’ambito della mostra “Interior”.

Gli interni di Salvatore Cocca rassicurano e rendono inquieti al tempo stesso. Vecchie sedie, rubinetti che non si usano più, muri e porte che hanno visto molte generazioni. Colori solari.

C’è aria di famiglia. Ma dopo un istante, ci accorgiamo che gli ambienti sono spogli e silenziosi. Che questi interni sono in realtà “paesaggi” e i pochi oggetti presenti – di quelli che normalmente sono considerati sfondo o accessori – sono diventati enigmatici protagonisti, soli come pianeti nello spazio.

Guardando ancora, ecco un muro sfuggente o un angolo o una porta socchiusa che alludono ad un “di là”, un altro ambiente, uno spazio ignoto, percepibile ma non descritto, vicinissimo ma inattingibile.

E’ il dubbio che si insinua nell’ordine geometrico e lo scompagina. Come fanno del resto altri dettagli: una crepa nel muro, una mattonella leggermente fuori posto.

Guardando questi lavori di Cocca viene in mente Edward Hopper, pittore del silenzio e della solitudine, se non fosse che qui la presenza umana – almeno direttamente – non c’è. E questo non attenua ma acuisce in chi osserva una sottile sensazione di malinconia senza uscita. Ma alla fine gli interni di Cocca ci restituiscono serenità. Forse perché quegli spazi domestici vuoti sono come specchi nei quali troviamo le parti in ombra di noi stessi e questo non può che avere un effetto catartico. Ed è, a mio avviso, in questa capacità di sintonia non banale con l’osservatore, oltre che nella loro indubbia qualità tecnica, il profondo valore di questi dipinti.

Info: www.salvatorecocca.com