Per SOUNDSCAPES #46 – FILES – ROAD TO TORINO JAZZ FESTIVAL – a cura di Marco Aruga, Steve Goodman/Kode9 “L’altro lato del suono”
Non siamo del tutto coscienti degli effetti del suono sulla nostra vita e soprattutto in quanti e quali modi questo fattore può incidere su di essa.
I suoni, la musica, i rumori, le vibrazioni sono pervasive ed operano sia sul nostro intelletto che sul nostro corpo, sollecitandoli in vari modi: nascono e muoiono, fanno parte del nostro ambiente, sia che noi le percepiamo consapevolmente sia che noi le subiamo subliminalmente.
Tutto questo è oggetto di rara considerazione: spesso quelli che ci accompagnano sono suoni definibili come “consolatori” o di puro intrattenimento, ma ad una più attenta analisi, supportata da un orecchio curioso che usufruisce di una prospettiva per così dire “trasversale”, ecco che questi stessi suoni appaiono diversi, di una natura del tutto peculiare. Insinuanti, intriganti, falsi, obnubilanti, ottundenti forse più spesso che disvelanti, o motore di energie psichiche o motorie. E se ci si spinge ancora un po’ più in la, ecco apparire un vero e proprio lato oscuro della luna “suono”.
Kode 9 (al secolo Steve Goodman), titolare della casa discografica Hyperdub, musicista di vaglia della scena della musica elettronica contemporanea, si è incaricato di far luce proprio su questi aspetti del vibrante e palpitante ambiente sonoro che ci circonda.
Steve Goodman/Kode9 è parte del line-up del festival Clubtoclub 2022 – “C2C Festival – 20 Years of”, di scena dal 3 al 6 Novembre 2022 a Torino [https://clubtoclub.it/] . Nell’edizione del ventennale della rassegna “avant-pop”, il musicista è ospite dello “Stone Island Sound Stage” al Lingotto, nella notte del 4 Novembre.
D.: Parliamo di parole. Il tuo libro “Sonic Warfare: sound, affect and the ecology of fear” (Ed. MIT Press) racconta di suoni e musica in un modo inusuale: suoni come un arma, una minaccia, una tortura e – più in generale – come fattore ambientale che può determinare dei cambiamenti profondi nella nostra vita di ogni giorno. Puoi introdurci a
questo tuo lavoro?
R.: Certo. Il libro tratta principalmente degli usi e degli abusi dei “sistemi sonori” (chiamando in tal modo l’organizzazione programmatica dei suoni), producano essi musiche o rumori o suoni astratti. Questi sistemi sonori possono cambiare il modo con cui le persone si sentono o si comportano, cambiare le loro emozioni o cambiare le loro azioni. Potrei citare vari esempi in questo senso: per esempio l’esercito americano in Iraq che ha usato il suono come arma, o l’uso di certi suoni nella pubblicità, o l’uso del suono e della musica al fine di creare una esperienza estetica per tramite di suoni anche “dolorosi”, i suoni quindi possono non necessariamente in prima istanza dare piacere ma spesso possono anche provocare il dolore, cosa che può anche essere considerata piacevole, ma in un contesto estetico.
D.: Il non ancora ascoltato, l’”unsound”: anche questo concetto è stato oggetto delle tue speculazioni. Puoi raccontarci qualcosa?
R.: Questa dimensione del mio lavoro è la continuazione di quello che i futuristi italiani chiamavano l’arte dei rumori. All’inizio del 20° secolo Luigi Russolo con il suo manifesto intese portare il suono della vita di ogni giorno (il suono delle industrie, il suono della Prima Guerra Mondiale, …) all’interno del campo della musica. Il suo interesse era indagare il futuro della musica, come nuovi suoni potessero entrare nella musica. La mia nozione del “non ancora ascoltato” è la continuazione di questa idea.
D.: Da un altro punto di vista: vedi la musica come una forza, una potenza “sanante”? Come uno strumento rivoluzionario? Come un vettore concreto per la poesia?
R.: Può realmente essere tutte queste cose. Nel mio lavoro non considero il potere “sanante” della musica, perché è vicino a quello che la gente prova di solito con la musica: rilassamento, piacere, … Preferisco guardare al lato oscuro della musica e dei suoni. Ovviamente la musica ha questo potere di “guarire”: in una brutta giornata si ascolta buona musica per cercare la calma, nei centri commerciali si può trovare musica prodotta quasi allo scopo di indurre le persone a comprare cose. Se si pone attenzione alla filosofia “new age” ci sono molte teorie legate alle “buone vibrazioni” ed agli effetti che hanno sul nostro corpo. Ma io non sono molto interessato a queste filosofie e a questo approccio. Certamente la musica può tanto creare piacere, quanto causare dolore. Nutro interesse nella musica, intanto quanto possa essere “rivoluzionaria”, al di là del suo contenuto testuale, per il suo puro suono, non per quello che viene detto. Ha il potere di radunare persone, ma anche di isolarle: è una sua forza intrinseca, apolitica, o meglio prepolitica.
D.: Ho letto nella tua biografia che alcuni dei tuoi campi d’interesse sono la “rave culture” la cibernetica, il postmodernismo, l’afro futurismo, interessi che ti hanno portato – tra l’altro – ad una “filosofia” nei riguardi in particolare della diffusione della cultura musicale. Tutti questi termini sono piuttosto inconsueti ed eterogenei. Ci puoi parlare di questi tuoi interessi e degli eventuali legami tra di loro?
R.: L’afrofuturismo agisce nell’intersezione tra il futurismo storico, la musica che nasce dalla cultura afroamericana, e la fantascienza espressa da questa cultura. La cibernetica è un campo di studio nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel quale le macchine di calcolo emersero, quali sistemi informativi, con i quali si poterono generare sistemi di controllo di persone, in ambito sociale e tecnico. La cibernetica è il background sul quale si costituisce la tecnocultura odierna. La teoria memetica interpreta la cultura e l’informazione come un contagio, un virus. Un interesse specifico è legato agli “audio virus”, al modo in cui fenomeni musicali si manifestano e si diffondono tra la popolazione. Questa filosofia è assimilabile alla biologia darwiniana, si applica alla cultura ed al modo in cui si evolve: in modo contagioso, con lo spargersi di strutture, schemi o modelli e la replica di questi modelli tra la popolazione.
D.: Ci sono delle coincidenze che ho trovato tra il tuo lavoro, alcuni tuoi interessi e il lavoro di William Burroughs. Burroughs ebbe occasione di dire che “il linguaggio è un virus che proviene da un altro pianeta”, ed usava il metodo del “cut-up” sonoro come un’arma. Per esempio all’interno di manifestazioni politiche, per cambiarne la natura e cercare di incidere su di esse.
R.: Gli aspetti che ho trattato nel mio lavoro e che riguardano William Burroughs fanno riferimento ad un film tedesco del 1984 chiamato “Decoder” (diretto da Jürgen Muschalek aka Muscha), nel quale si citava appunto l’uso di registratori a nastro nell’ambito di eventi quali rivolte. Si prospettava l’uso di registrazioni audio (di quanto detto dalla polizia, per
esempio) per distrarre la polizia stessa e per cambiare il comportamento della folla, usando anche frequenze “disturbanti” e cosi via. Penso che Burroughs stesso appaia in quel film.
D.: Come descriveresti la scena della musica elettronica contemporanea, attraverso la lente della tua casa discografica?
R.: Hyperdub è un microcosmo, piuttosto che una parte particolare della scena della musica elettronica. Penso che l’etichetta rappresenti una prospettiva particolarmente “inglese”, molto influenzata da quello che avviene a Londra, per esempio da quello che è emerso nella scena “dubstep” (ora esplosa su scala mondiale, ma che sta diventando velocemente anche un po’ noiosa). La nostra produzione si è nel tempo anche ramificata, ospitando tra l’altro un artista americano come Laurel Halo, o un artista sperimentale come Hype Williams, o musicisti più legati alla “dance”. L’artista più famoso è Burial, e si conosce la produzione di Hyperdub innanzitutto per la sua musica: può costituire una sorta di “portale” per una moltitudine di altri suoni, musiche e musicisti.
LINK
Kode9 – Torus (Trailer) – ‘Escapology’ – 2022
https://www.youtube.com/watch?v=v2D3VSfQd6w
KODE9 – DJ Set | Keep Hush Live: Outlook UK 2022
https://www.youtube.com/watch?v=95oNdj65Dx4
Kode9 – The Break up
https://www.youtube.com/watch?v=AErSGOd85Ng
Kode9 – Respirator
https://www.youtube.com/watch?v=hOqZFHISgkE
Kode9 & The Spaceape – The Devil Is A Liar
https://www.youtube.com/watch?v=_Dtc4Y4Xyjo
Per altri servizi, interviste e videointerviste di Marco Aruga, potete inserire la parola chiave “aruga” nella pagina di ricerca [search] in altro a destra, o visitare le playlist di Artscapes [https://youtube.com/playlist?list=PLTex8wGlfxcLgjt3fRa-vdEbDUvMvK5PO] e Soundscapes [https://youtube.com/playlist?list=PLTex8wGlfxcLke0GI1NJ1Ke9I9EJbgVT2] nella pagina di Youtube dedicata a ContemporaryArt Torino Piemonte [https://www.youtube.com/user/BlogContemporary]