Arte contemporanea e cinema: un legame imprescindibile

L’illusione ottica del cinema, come arte delle immagini in movimento, è cruciale nella storia del XX secolo. Questa illusione ottica si ottiene con 24 fotogrammi al secondo impressi su pellicola magnetica. Il cinema non è altro che l’evoluzione dell’arte della fotografia, che era stata a sua volta l’evoluzione della pittura, che a sua volta deriva dall’architettura. Il cinema è però la completa evoluzione di tutte le altre arti.

Il cinema con la fusione in esso di tutte le altre arti ha il potere di creare una “magia”, il pathos, una carica di emozioni che scaturiscono dai suoi vari elementi. Il pathos è generato dall’insieme di suoni e immagini che compongono il film. In realtà ognuna delle varie Arti ha un “suo” pathos, e nel Cinema, che è un’unione delle Arti stesse, si ha un insieme di emozioni provenienti ognuna da una di esse.

Cinema e Arte hanno da sempre intrecciato i loro percorsi, costruendo relazioni proficue e articolate all’insegna di uno scambio reciproco di specificità e suggestioni, all’insegna di una contaminazione tra ambiti culturali paralleli e, in qualche caso, complementari. Gli artisti, a partire dalla nascita della “Settima Arte” e sempre più frequentemente nel corso del XX secolo, si sono avvicinati al mondo cinematografico per coglierne l’essenza caratterizzante e per poi rielaborarne le influenze. Viceversa i cineoperatori hanno subito il fascino della Storia dell’Arte, in particolar modo quella contemporanea, portando sul set la biografia dei grandi artisti o rielaborando, attraverso il filtro particolare del video, le suggestioni provenienti dalle loro opere.

In Italia le commistioni più evidenti tra Arte Contemporanea e Arte cinematografica si registrano negli anni d’oro del nostro cinema, dapprima con i capolavori neorealisti di Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Vittorio De Sica, e poi con la susseguente nascita della commedia all’italiana. La capacità di esprimere in pochissime immagini l’essenza di un’epoca è stata raggiunta, ai massimi livelli, da un esiguo numero di pellicole, dirette da veri e propri Maestri dell’arte cinematografica, come Luchino Visconti, sia in “Senso”(1954) che nel “Gattopardo”(1963), che ci regala splendide ricostruzioni dell’epoca di passaggio dalla Sicilia borbonica alla creazione del Regno d’Italia. Altri esempi sono “Policarpo, ufficiale di scrittura” (1959) di Mario Soldati, una descrizione dell’epoca della Roma umbertina di inizio Novecento; il capolavoro di Federico Fellini “La Dolce Vita” (1960), straordinario affresco del benessere economico italiano degli anni ‘60. Queste sono opere non solo paragonabili ad un affresco in grado di immortalare l’essenza di un’epoca ma anche resoconti ineccepibili dal punto di vista storico e di sicuro impatto emotivo per la fotografia e le musiche che li impreziosiscono.

La perfezione si raggiunge poi con Pier Paolo Pasolini e la sua personale commistione tra cinema, Arte e letteratura, nel cortometraggio “La ricotta”, episodio del film Ro.Go.Pa.G. Utilizzando come modello la pittura di Rosso Fiorentino, con la celeberrima opera “La deposizione di Cristo”, Pasolini sintetizza la propria visione della società capitalistica italiana affermatasi con la modernità. Il regista rappresenta un caso particolare e certamente il più emblematico del Novecento di come cinema e letteratura possano essere il prodotto alto di un solo autore.

Curioso è invece il caso Alberto Sordi, con l’episodio “Vacanze intelligenti”, del film corale “Dove vai in vacanza?” (1978), che prende di mira l’arte contemporanea, in un film che è un piccolo gioiello dell’arte comica e dissacrante dell’Albertone nazionale. Sordi ironizza, con classe e maestria, sulla Biennale d’arte di Venezia che aveva appena consacrato le correnti neoastrattiste, concettuali, poveriste e iperrealiste, troppo lontane però, dal gusto del cittadino medio. L’attore e regista romano dunque, prende di mira un pò tutto l’impianto culturale italiano, nei panni di un fruttarolo romano, sempre accompagnato dall’ingombrante quanto deliziosa moglie interpretata da Anna Longhi. Tra vacanze snob, diete, tombe etrusche e Biennale, un film intransigente, che diverte con fervido gusto del dettaglio e dissacrante autoironia. Uno dei migliori risultati del Sordi autore.