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SPECIALE MOSTRE PRIMAVERA 2022

Si spazia dalla street art alla fotografia, dai fumetti all’arte indiana, da Carlo Levi a Frida Khalo.

Sono tante le mostre in corso a marzo e nei mesi successivi.

La strada, la pubblica via, le piazze, sono oggetto dell’arte di due grandi artisti contemporanei in mostra in città: Vivian Maier e Banksy.

Vivian Maier ai Musei Reali

Fino al 26 giugno 2022, le Sale Chiablese dei Musei Reali ospitano la mostra di Vivian Maier (1926-2009), una delle massime esponenti della cosiddetta street photography. Fin dal titolo, Inedita, si prefigge di raccontare aspetti sconosciuti o poco noti della misteriosa vicenda umana e artistica di Vivian Maier, approfondendo nuovi capitoli o proponendo lavori finora inediti, come la serie di scatti realizzati durante il suo viaggio in Italia, in particolare a Torino e Genova, nell’estate del 1959.

L’esposizione presenta oltre 250 immagini, molte delle quali inedite o rare, come quelle a colori, scattate lungo tutto il corso della sua vita. A queste si aggiungono dieci filmati in formato Super 8, due audio con la sua voce e vari oggetti che le sono appartenuti come le sue macchine fotografiche Rolleiflex e Leica, e uno dei suoi cappelli.

La mostra è curata da Anne Morin.

Il mondo di Banksy a Porta Nuova

Banksy è il più celebre fra gli artisti di strada. Fino al 29 maggio 2022 presso la Sala degli Stemmi della stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova, si può godere di “The World of Banksy-The Immersive Experience”.

Il percorso presenta oltre 90 opere di cui 30 murales a grandezza naturale realizzati da giovani street artist internazionali che raccontano il mondo del misterioso artista britannico, famoso per affrontare con ironia temi politici e di denuncia sociale. Vicino ai più iconici capolavori “Flower Thrower” e “Girl with Balloon” che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, trova spazio anche una speciale sezione video che ripercorre la storia e il messaggio sociale dei murales realizzati da Banksy in strade, muri e ponti di tutto il mondo.

Le opere esposte, eccentriche e incisive, danno modo allo spettatore di riflettere sul sistema e sulla società in cui viviamo. L’obiettivo di Banksy è quello di far emergere attraverso la sua arte i problemi che affliggono la società contemporanea e di sensibilizzare il pubblico sui temi del consumismo, della guerra e del potere attraverso l’utilizzo di immagini metaforiche, divertenti, provocatorie e di immediato impatto visivo.

Frida Khalo. Through the Lens of Nickolas Muray a Stupinigi

Il forte impatto visivo è caratteristica anche di un’altra celebre icona dell’arte del Novecento: la messicana Frida Khalo.

Dal 12 marzo al 5 giugno 2022, alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, è visitabile l’esposizione “Frida Khalo. Through the Lens of Nickolas Muray”.

Si tratta della collezione completa degli scatti su Frida di Nickolas Muray, suo amico di lunga data e amante.

Sessanta scatti di Nickolas Muray nei momenti più segreti della vita della Kahlo, per far scoprire a tutto il pubblico la donna che si cela dietro l’artista e conoscerne i segreti.

Nel percorso espositivo focus sugli amori di Frida, con le lettere originali scambiate con Nickolas Muray e il documentario “Artists in Love”, in collaborazione con SKY Arte, sulla relazione tormentata con Diego Rivera.

Ospite d’onore della mostra l’artista internazionale, di origine messicana, Karla De Lara, considerata oggi la madre dell’iperrealismo della pop art.

A cura dell’archivio Nickolas Muray attraverso Guest Curator Traveling Exhibition, LCC.

L’interesse per la fotografia d’autore si declina anche in altre due importanti rassegne.

A CAMERA i “Capolavori del MOMA”

Camera – Centro Italiano per la Fotografia presenta, per la prima volta in Italia, i “Capolavori della fotografia moderna 1900-1940. La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York”.

Fino al 26 giugno 2022 una straordinaria selezione di oltre 230 opere fotografiche della prima metà del XX secolo, capolavori assoluti della storia della fotografia realizzati dai grandi maestri dell’obiettivo, le cui immagini appaiono innovative ancora oggi.

Accanto ad immagini iconiche di fotografi americani come Alfred Stieglitz, Edward Steichen, Paul Strand, Walker Evans o Edward Weston e europei come Karl Blossfeldt, Brassaï, Henri Cartier-Bresson, André Kertész e August Sander, la collezione Walther valorizza il ruolo centrale delle donne nella prima fotografia moderna, con opere di Berenice Abbott, Marianne Breslauer, Claude Cahun, Lore Feininger, Florence Henri, Irene Hoffmann, Lotte Jocobi, Lee Miller, Tina Modotti, Germaine Krull, Lucia Moholy, Leni Riefenstahl e molte altre.

Oltre ai capolavori della fotografia del Bauhaus (László Moholy-Nagy, Iwao Yamawaki), del costruttivismo (El Lissitzky, Aleksandr Rodčenko, Gustav Klutsis), del surrealismo (Man Ray, Maurice Tabard, Raoul Ubac) troviamo anche le sperimentazioni futuriste di Anton Giulio Bragaglia e le composizioni astratte di Luigi Veronesi, due fra gli italiani presenti in mostra insieme a Wanda Wulz e Tina Modotti.

Organizzata dal Museum of Modern Art, New York.

“Carlo levi. Viaggio in Italia: luoghi e volti” alla GAM

Fino all’8 maggio 2022, trenta dipinti realizzati dal pittore e scrittore torinese Carlo Levi tra il 1923 e il 1973, sono in mostra negli spazi della Wunderkammer della GAM, opere che testimoniano i diversi sviluppi stilistici della ricerca di Carlo Levi, partito giovanissimo da una pittura fortemente “oggettiva” per poi orientarsi su una rappresentazione più espressionista, e infine intonarsi, nel secondo dopoguerra, a un moderno realismo.

“Carlo levi. Viaggio in Italia: luoghi e volti” è a cura di Elena Lowenthal e Luca Beatrice.

Bertille Bak alla Fondazione Merz

Alla Fondazione Merz si svolge la la prima personale in Italia dell’artista francese Bertille Bak (Arras, Francia, 1983).

L’inedito progetto espositivo site-specific, curato da Caroline Bourgeois, curatrice alla Collezione Pinault di Parigi, prende il titolo dall’opera principale, la video installazione Mineur Mineur (Minatore Minorenne).

Per il progetto Mineur Mineur l’artista, nipote di minatori polacchi che venivano mandati a lavorare nelle miniere di carbone del nord della Francia fin dall’età di 13 anni, prende spunto dalla propria storia personale per raccontare il tema del lavoro minorile che ancora oggi priva dell’infanzia, della dignità e della salute circa 152 milioni di bambini nel mondo.

Fino al 22 maggio 2022.

Le personali di Pignatelli e Scarabello al MEF

Da venerdì 11 marzo a domenica 26 giugno 2022, il MEF-Museo Ettore Fico ospita le mostre personali di Luca Pignatelli e Alessandro Scarabello.

Luca Pignatelli, “Personale,” a cura di Luca Beatrice, e Alessandro Scarabello, “Repetition kills”, a cura di Andrea Busto

I due artisti italiani sono appartenenti a differenti generazioni: Luca Pignatelli (Milano, 1962) e Alessandro Scarabello (Roma, 1979).
Pignatelli presenta un’importante mostra personale composta da circa cinquanta opere che ripercorrono gli ultimi anni della sua ricerca artistica. Attraverso un’originale riflessione sulla memoria, l’immagine, il tempo, Pignatelli sviluppa una personale visione di un “tempo liquido e circolare”, dando così vita a una sorta di “teatro della memoria”, frutto di un eterogeneo archivio di tematiche personali e collettive, di epoche antiche e contemporanee. Installate nelle sale al piano terra del museo, si alternano creazioni site-specific, tele di grandi dimensioni e opere prodotte nell’ultimo decennio, in cui predomina l’astrazione sulla figurazione. Questa fase più recente del lavoro di Pignatelli, che si potrebbe definire “aniconica”, è fortemente caratterizzata da campiture monocrome e da colori terrosi e sordi su cui però predominano i rossi, da quello cinabro ai vermiglioni squillanti. Saranno inoltre presenti le tematiche e gli elementi figurativi “iconici” che lo hanno reso celebre, come teste scultoree, imperatori, statue di divinità mitologiche appartenenti alla cultura classica della Grecia antica e della Roma imperiale. Ancora una volta Pignatelli sperimenta e interviene su materiali poveri e di recupero: tele di canapa, teloni ricuciti e strappati, ferri e tappeti, divengono supporti di un universo visivo che parte dalla pittura e incontra altri linguaggi e nuove forme. La mostra è curata da Luca Beatrice e realizzata in collaborazione con la Galleria Poggiali. In catalogo è pubblicato un lungo dialogo fra l’artista e il curatore, insieme ai testi di Gaspare Luigi Marcone e Sergio Risaliti.

Scarabello è in assoluto uno dei giovani talenti italiani che può dialogare, in modo paritario, con le avanguardie internazionali contemporanee ed è stato il vincitore nel 2020 del “Premio Ettore e Ines Fico”, che ogni anno viene attribuito dal Mef durante Artissima a un artista che si sia particolarmente distinto sulla scena internazionale. La mostra “Repetition kills”, curata da Andrea Busto direttore e presidente del Museo Ettore Fico, è composta da una ventina di grandi oli su tela che rappresentano e testimoniano come negli ultimi anni l’artista abbia saputo coniugare alle forme fantasmatiche di ectoplasmi pittorici la storia e la cultura contemporanea. Evocazioni al limite dell’astrazione, Scarabello convoglia nelle sue opere un’impressionante quantità di informazioni estetiche che vanno da Balthus a Luc Tuymans, da Scipione all’ultimo Tiziano, in cui tutto si stratifica in una stesura al confine tra figurazione e astrazione. Catalogo a cura di Andrea Busto, testi di Andrea Busto, Davide Ferri, Damiano Gullì e Hans Op de Beek. La mostra è realizzata in collaborazione con la galleria The Gallery Apart di Roma.

Diabolik al Museo del Cinema alla Mole Antonelliana

Prorogata sino al 15 maggio la mostra sul fumetto di Diabolik al Museo del Cinema alla Mole Antonelliana.

Il “Re del terrore” fu inventato dalle sorelle Giussani sessant’anni fa, nel 1962.

Hub India Collecting Asia al MAO

Per chiudere questa ricca carrellata, il finissage di una delle mostre di maggior successo di pubblico di questi mesi: Hub India Collecting Asia, al MAO.

Mercoledì 16 marzo, alle 18,30, in diretta streaming sul canale Youtube del Giornale dell’Arte e sulla pagina Facebook del Mao, Davide Quadrio, direttore Mao, Giovanni Carlo Federico Villa, direttore Palazzo Madama, e Paola Gribaudo, presidente Accademia Albertina, n dialogo con alcuni fra i più importanti direttori di musei e curatori di arte asiatica a livello globale, come Mami Kataoka (Mori Art Museum), Suhanya Raffel (M+), Laura Vigo (Musée des Beaux-Arts de Montréal), Roobina Karode (KMNA) e Myna Mukherjee (Engendered), affronteranno il tema “Collecting Asia. Questioning the exotica and repositioning aesthetic canons”. In lingua inglese.

Modera Anna Somers Cocks, “The Art Newspaper”. Per il Finissage di “Hub India. Classical Radical”. In lingua inglese.

“PhotoAnsa 2021” al Forte di Bard

Fuori regione, ma degna di segnalazione, “PhotoAnsa 2021, un anno di eventi in mostra” al Forte di Bard, in Valle d’Aosta.

Raccoglie le immagini più significative dell’anno appena trascorso realizzate dai fotografi dell’agenzia.

Fino al 1° maggio 2022.

“Espressioni” al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Infine, prossima all’inaugurazione, la mostra collettiva Espressioni. L’epilogo, al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (dal 13 aprile al 17 luglio 2022) a cura di Carolyn Christov-Bakargiev, Marcella Beccaria, Marianna Vecellio, Andrea Viliani e Fabio Cafagna con l’assistenza curatoriale di Anna Musini.

La nuova mostra, che si snoderà negli spazi del Castello, della Manica Lunga e della Casa del Conte Verde a Rivoli, indaga la storia dell’espressionismo nelle sue varie declinazioni quale conseguenza delle rivoluzioni tecnologiche e scientifiche lungo tutta la storia umana, fino alla singolarità esasperata e la vanità di massa del nostro tempo.

Oltre a capolavori di William Turner Gustav Klimt, Francisco Goya, James Ensor e Jean-Michel Basquiat, includerà numerose nuove produzioni artistiche, performance e progetti ‘focus’ di Marianna Simnett, Silvia Calderoni, Grada Kilomba, Uýra Sodoma, Irene Dionisio, Lina Lapelyte, Richard Bell, Adrián Villar Rojas, Tabita Rezaire, Cooking Sections (Daniel Fernández Pascual e Alon Schwabe), Precious Okoyomon, Bracha L. Ettinger e Agnieszka Kurant.

Contemporaryart ha incontrato Pignatelli e Scarabello con le loro mostre al MEF

Il MEF-Museo Ettore Fico, ospita nei suoi spazi due nuove mostre, le personali di Luca Pignatelli, a cura di Luca Beatrice, e Alessandro Scarabello, a cura di Andrea Busto.

Si tratta di due artisti italiani appartenenti a differenti generazioni: Luca Pignatelli, milanese, classe 1962. Alessandro Scarabello, romano, è del 1979.

Pignatelli presenta un’importante mostra personale composta da circa cinquanta opere che ripercorrono gli ultimi anni della sua ricerca artistica. Attraverso un’originale riflessione sulla memoria, l’immagine, il tempo, sviluppa una personale visione di un “tempo liquido e circolare”, dando così vita a una sorta di “teatro della memoria”, frutto di un eterogeneo archivio di tematiche personali e collettive, di epoche antiche e contemporanee. Installate nelle sale al piano terra del museo, si alternano creazioni site-specific, tele di grandi dimensioni e opere prodotte nell’ultimo decennio, in cui predomina l’astrazione sulla figurazione.

La mostra è curata da Luca Beatrice e realizzata in collaborazione con la Galleria Poggiali. In catalogo è pubblicato un lungo dialogo fra l’artista e il curatore, insieme ai testi di Gaspare Luigi Marcone e Sergio Risaliti.

Scarabello è in assoluto uno dei giovani talenti italiani che può dialogare, in modo paritario, con le avanguardie internazionali contemporanee ed è stato il vincitore nel 2020 del “Premio Ettore e Ines Fico”, che ogni anno viene attribuito dal MEF durante Artissima a un artista che si sia particolarmente distinto sulla scena internazionale. La mostra, dal titolo “Repetition kills”, curata da Andrea Busto, direttore e presidente del Museo Fico, è composta da una ventina di grandi oli su tela che rappresentano e testimoniano come negli ultimi anni l’artista abbia saputo coniugare alle forme fantasmatiche di ectoplasmi pittorici la storia e la cultura contemporanea. Evocazioni al limite dell’astrazione, Scarabello convoglia nelle sue opere un’impressionante quantità di informazioni estetiche che vanno da Balthus a Luc Tuymans, da Scipione all’ultimo Tiziano, in cui tutto si stratifica in una stesura al confine tra figurazione e astrazione.

Catalogo a cura di Andrea Busto, testi di Andrea Busto, Davide Ferri, Damiano Gullì e Hans Op de Beek. La mostra è realizzata in collaborazione con la galleria The Gallery Apart di Roma.

Entrambe fino al 26 giugno.

Contemporaryart ha incontrato i due artisti.


Luca Pignatelli, come nasce l’idea di questa mostra personale di ben cinquanta opere?

Questa mostra raccoglie un numero importante di lavori, alcuni dei quali risalgono a circa quindici anni fa e che sono stati già esposti in alcuni musei tra Napoli e Nizza. A Torino questi lavori non sono mai stati visti. Fanno parte di questa esposizione perché ritengo possano essere un trait d’union verso i lavori più nuovi. Esporre in un museo è sempre importante in quanto si nota la durata effettiva di tutto ciò che avviene nello studio. Il progetto, infatti, si realizza durante l’esposizione, quindi la mostra è sempre fondamentale in quanto è il momento per chiarire ciò che avviene intimamente nello studio. Il progetto nasce anche grazie al curatore Luca Beatrice, con cui abbiamo una collaborazione da molti anni, con progetti anche a Berlino.

Luca Beatrice che tipo di richieste le ha fatto, che interazione c’è stata?

Mi ha dato carta bianca. Luca ha una visione molto chiara dell’arte contemporanea e la nostra interazione ha visto qualche incontro in più per decidere che direzione dare al percorso, lasciandomi però sempre l’ultima scelta. Oltretutto è la prima volta che presento i miei lavori “astratti”, anche se poi astratti non li definirei affatto.

Chiariamo meglio la chiave tematica dell’esposizione: memoria, tempo e circolarità.

Io faccio sempre riferimento alla definizione di opera d’arte data da una filosofa ungherese, che dice che le opere d’arte sono delle persone. Io mi trovo d’accordo perché c’è sempre qualcosa che implicitamente ci attrae, quindi è come un incontro. La tematica che è alla base è quella di una visione e di un mondo poeticamente minacciato. La mostra è un riverbero di questa situazione che dobbiamo costantemente subire. Infatti alcuni quadri hanno degli squarci e un successivo “secondo mondo’’ fatto più di ombre e oscurità. Ho presentato un lavoro di quattro metri su questo tema, con anche degli azzurri che sono un riflesso di quello che è il mondo che mi ha fatto nascere. Torino e Milano sono al nord dell’Italia ma sempre al sud dell’Europa, siamo un riflesso diciamo culturale. Il mio modo di rappresentare è diverso da quella che è la realtà di tutti i giorni, mettendo insieme frammenti di tempo che provengono anche da mondi molto lontani.

Fra i colori predominano i rossi.

In un dittico predomina un rosso, è un lavoro molto importante di due anni, dove ci sono tracce e segni che sono decifrabili o non, come astrazioni, limiti, territori, confini tra terre e tipologie architettoniche trasformate. Io vengo dal Politecnico di Milano, dalla Facoltà di Architettura, e per me questo mondo è stato fondamentale per riuscire a rendere alcuni temi anche temi di trasmissibilità e innovazione e dedizione continua.

Chiudiamo con cenno sui materiali, in quanto lei si concentra sempre su materiali poveri.

I materiali poveri per me sono un gesto che cerco sempre di compiere per la mia opposizione all’usa e getta, per evitare di perdere tutto ciò che è manipolato da questo consumismo folle. In alcune delle opere esposte il materiale è stato recuperato da una chiesa che ho visto distruggere, prendendomi cura di questi materiali senza perderne il valore.

Alessandro Scarabello, un rapporto speciale con il MEF e Torino, vincitore del Premio Ettore Ines Fico 2020.
Era già stato in città per precedenti edizioni di Artissima ed è un grande onore per me avere ottenuto il riconoscimento di quest’importante premio. Sono molto contento di esporre al Museo Fico.
Cosa porta con questa mostra?

Sono esposte una serie di opere, realizzate a partire dal 2018 in poi, che trovano la loro perfetta collocazione in questi spazi molto versatili.

Quanto è dovuto all’interazione con il curatore?

Abbiamo volutamente ed insieme scelto un percorso frammentato, che nello stesso tempo desse una specie di linea di visita delle opere.

Lei raffigura la realtà con una sua personale astrazione.

L’astrazione è sempre presente nei miei lavori, di certo è un mezzo di cui mi servo in base alle circostanze. È complementare alla raffigurazione e non pongo barriere fra le due cose. Nella mostra sono presenti entrambe, unite da un forte sodalizio.

Parliamo del titolo della mostra.

Il titolo della mostra è “Repetition kills”, ovvero “la ripetizione uccide”. Ho dato questo titolo con attitudine ironica, in quanto la riproduzione è qualcosa di necessario e con cui ci confrontiamo tutti giorni. Ma nella riproduzione c’è anche la trasformazione, bisogna saperla cogliere e quando lo si fa in qualche modo si riattiva qualcosa di nuovo in noi.