Santa Maradona ‘torna’ a Torino in 4k. Omaggio a Libero De Rienzo

Nella sezione Back to life ritorna a Torino grazie al Festival Santa Maradona di Marco Ponti, un film cult simbolo di una generazione anche se questa definizione piace poco al regista. “Già all’epoca della sua uscita dissi che mi sembrava un film lontanissimo dal concetto di film generazionale – afferma Ponti – perché non voleva raccontare nello specifico una generazione. Se avessi voluto ottenere un simile risultato lo avrei chiamato Giovani, carini e disoccupati! Invece l’utilizzo di un titolo così criptico mi serviva a sottolineare il fatto che non avessi idea di quale generazione stessi parlando. Volevo fotografare uno stato d’animo e immortalare il passaggio all’età adulta”.

Resta allora la sola definizione di cult che già di per sé dice tutto. L’opera prima di Marco Ponti è la storia dell’ingresso nel nuovo millennio e nelle età adulta di un gruppo di amici nella Torino post-industriale. Film che presenta un nuovo modo di raccontare una città, con alcuni giovani interpreti poi diventati veri e propri beniamini del grande pubblico, da Stefano Accorsi a Libero De Rienzo, l’attore tragicamente scomparso lo scorso luglio a causa di eroina per lui fatale e che, con ogni probabilità verrà ricordato in sala.

Il titolo rende omaggio al mitico calciatore e alla canzone di Manu Chao che lo celebrava. Restauro digitale in 4K realizzato da Augustus Color e Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con Rai Cinema e Lucky Red.

Da quella pellicola in poi è iniziata l’ascesa del regista nato ad Avigliana. Era il 2001 e dopo il successo con il primo lungo, Santa Maradona appunto, sono seguiti A/R Andata + Ritorno (2004), Passione sinistra (2012), Io che amo solo te (2015), La cena di Natale (2016) e Una vita spericolata (2018).

Ponti ha lavorato anche per la televisione curando le regie dello spettacolo Novecento di Alessandro Baricco) e girando Ti amo troppo per dirtelo. Ha diretto video musicali (Vasco Rossi, Jovanotti, Elisa, Emma), spot e documentari.

Il regista presenta sempre a Torino un corto di 27 minuti fuori concorso. Si tratta di “Il mio anno stranissimo” che il regista spiega così: “Abbiamo chiesto a ragazzini e ragazzine fra i 10 e i 14 anni di inviarci un video, in formato orizzontale, per raccontare questo periodo stranissimo, dalla sospensione delle lezioni al ritorno a scuola. Vogliamo lasciar loro la libertà di condividere pensieri ed emozioni, da “protagonisti”, davanti la videocamera di uno smartphone, oppure da “registi”, dietro l’obiettivo. Ecco gli spunti che abbiamo dato loro: Che sogni, belli e brutti, hai fatto in questo periodo? Un libro/un film/una serie che ti ha tenuto compagnia. Cosa ti è mancato di più della scuola durante il lockdown?  Dove sogni di andare in gita? Qual è la cosa (bella o brutta) che non dimenticherai mai? Come lo disegneresti, questo periodo?”.