Dall’impressionismo all’espressionismo astratto, dall’astrattismo geometrico all’informale la ricerca astratta nasce dalla scelta degli artisti di negare la rappresentazione della realtà e di esaltare la propria ricerca attraverso forme, linee e colori.
Partiamo in bilico tra astratto e figurativo con la pittura di Nicolaj Diulgheroff che, con Aeropittura del 1930, lavora sull’intersecarsi di linee, piani e sfere e ci introduce all’astrazione dalle caratteristiche geometriche. L’artista di origine bulgara si laurea in architettura a Torino dove si inserisce nella corrente futurista cittadina.
Sulla scia tra astrazione e figurazione troviamo Mario Sironi che, alla potente energia costruttiva del periodo figurativo, sostituisce uno sfaldarsi delle forme e un allentarsi della sintassi compositiva. L’opera è Composizione del 1950 circa, un olio su cartone telato che trasforma le figure in apparenti bassorilievi incisi in una lastra di pietra.
E’ di sette anni dopo, del 1957, l’opera di Giuseppe Capogrossi Superficie G 78. L’artista, con il graduale abbandono della figurazione approda a un rigoroso e personale astrattismo caratterizzato da un’unica forma-segno che, coniugandosi in infinite variazioni, arriva a costruire un insolito spazio della rappresentazione.
Si sottrae al figurativo, ma anche alle geometrie uno dei maggiori esponenti della pittura informale italiana: Emilio Vedova. L’artista con Senza titolo del 1961, preziosa opera su carta di cm 22,4 x 31,8, ci mostra la chiara forza del gesto pittorico che attraverso il dinamismo del segno e il tessuto cromatico contrastato, fa emergere prorompente la tensione vitale.
Infine Giorgio Griffa con l’opera Obliquo del 1973, che vicino alle correnti della Minimal Art e della “nuova astrazione” supera il residuo irrazionalismo dell’espressionismo astratto con le sue tele grezze, di grandi dimensioni, segnate e percorse da esili linee di colore. Poetico e rarefatto l’artista è capace di toccarci intimamente con il suo segno.
La pittura deve cogliere quel rapporto che comprende il bisogno di immedesimazione con le cose e il bisogno di astrazione.
(Carlo Carrà)
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Nell’immagine, in alto a sinistra: Giuseppe Capogrossi, Superficie G 78, 1957, gouache su carta, cm 50 x 34, courtesy of ML Fine Art – Matteo Lampertico (Milano; Londra). Segue: Giorgio Griffa, Obliquo, 1973, acrilico su tela, cm 120 x 120, courtesy of Glenda Cinquegrana Art Consulting (Milano). Segue: Nicolaj Diulgheroff, Aeropittura, 1930, olio su tela, cm 100 x 80, courtesy of Galleria Umberto Benappi (Torino).
In basso a sinistra: Mario Sironi, Composizione, 1950 ca, olio su cartone telato, cm 50 x 60, courtesy of 800/900 ArtStudio (Livorno; Lucca). Segue: Emilio Vedova, Senza titolo, 1961, tecnica mista su carta, cm 22,4 x 31,8, courtesy of Galleria dello Scudo (Verona).
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